Da quando il Covid-19 è improvvisamente entrato nelle nostre vite, tutti noi siamo stati costretti a riadattare le nostre abitudini, relazioni e dinamiche sociali.
La paura del contagio, l’isolamento forzato e il distanziamento sociale hanno modificato il modo di stare con l’altro e anche la spontaneità di incontrare i nostri cari e manifestare loro il nostro affetto, ha via via perso la sua “normalità”. Se da un lato le misure di distanziamento adottate si sono mostrate necessarie per il contenimento del contagio, dall’altro tale isolamento sociale ha avuto, per gran parte della popolazione, un impatto negativo a livello psicologico. Un’indagine sulla risposta psicologica dei cittadini europei al Covid-19 commissionata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha riportato significativi disagi emotivi correlati alla diffusione globale del Coronavirus e alle trasformazioni sulla vita personale e sociale imposte dalla pandemia. Lo studio ha identificato una vera e propria sindrome psico-sociale chiamata Pandemic Fatigue, caratterizzata da tristezza, rabbia, irritabilità, apatia, ansia, apprensione eccessiva legata alla propria salute e/o a quella dei propri cari, irrequietezza, rassegnazione, difficoltà relazionali. Come fare allora per affrontare queste reazioni psicologiche avverse? Innanzitutto, è fondamentale riconoscere e accettare le nostre emozioni negative e cercare di affrontarle in modo da modificare eventuali schemi di pensiero disfunzionali. Impegnarsi nella cura di sé, partecipare ad eventi piacevoli, coltivare hobby e passioni possono essere attività utili per recuperare il piacere della socialità che in questi anni è andato perso. Infine, di fronte a situazioni più complesse, è importante ricordare che chiedere l’aiuto di un professionista non è segno di debolezza o fragilità, ma anzi, è normale ed è il primo coraggioso passo per riconoscere i propri vissuti e riuscire a stare meglio!